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17 aprile 2007
Edmond ovvero della paura e del desiderio

di Marzia Apice

Edmond Burke è un rispettabile uomo di mezza età, con un buon lavoro, una casa, una moglie, ma soprattutto, con un’esistenza che non gli appartiene.
Un bel giorno, come appena svegliatosi da un sonno lungo cinquant’anni, si accorge che la sua vita non gli piace, anzi, non gli è mai piaciuta. Non vuole più sopportare niente, desidera prendere quello che vuole senza accontentarsi più della banalità quotidiana. Ha bisogno di dare voce al vero se stesso.
Apre quindi gli occhi sul mondo: lascia la moglie e la casa, e s’immerge nei vicoli della propria città. Durante la sua prima notte da uomo “libero” scopre cose a cui non aveva mai prestato attenzione. Sulla sua pelle conosce il mondo della prostituzione, fatto di ragazze ormai tristi e disincantate, pronte a tutto per denaro, e di protettori violenti e senza scrupoli.
Subisce un’aggressione da due loschi individui che lo derubano. Rimasto senza soldi, acquista un pugnale dopo aver impegnato un anello e si difende da una seconda aggressione.
Poi, pieno di una nuova consapevolezza e di convinzioni sconosciute fino a quel momento, ha un incontro sessuale con una giovane cameriera. Nel bel mezzo di una discussione paradossale, in modo inaspettato, scoppia una tragedia: Edmond è mosso da una profonda rabbia, un odio brutale che gli fa compiere un gesto a cui non potrà mai più riparare.
Ma, forte di una follia allucinatoria e di un nuovo delirante coraggio, crede di essere invincibile e, inesorabilmente, nel giusto. Arrestato e messo in carcere, qui comincia davvero la seconda vita di Edmond. Sarà un viaggio lungo, doloroso, autodistruttivo che lo porterà a scoprire che “quando temiamo qualcosa inconsapevolmente la desideriamo, che si tratti della morte o dei ladri” perché “dietro ogni paura si nasconde un desiderio”.
Questa è la trama di “Edmond”, il nuovo film di Stuart Gordon, tratto dall’omonima opera teatrale di David Mamet.
Progetto interessante, ma la commistione teatro-cinema non riesce appieno. Il film è lento, il ritmo va a singhiozzi.
Se non fosse per l’ottima colonna sonora e lo straordinario talento del protagonista William H. Macy, qui impegnato in una delle sue migliori interpretazioni, sarebbe difficile vederlo.

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Inserito da ottoemezzo a-live alle 16:58

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