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01 aprile 2007
Il ritorno di Cappuccio con l'inedita Coppia Volo-Davoli

di Franco Cicero

Forse non è una semplice coincidenza che due film italiani, usciti a distanza ravvicinata, mettano in evidenza un timore che sembra essere alquanto diffuso: quello di perdere, inopinatamente, uno stato di benessere. Sia in “Uno su due”, infatti”, che in “Saturno contro” di Ferzan Ozpetek, i protagonisti, ancora giovani, vengono colpiti da malori improvvisi. È un segno – senza addentrarsi su percorsi sociologici – di una pressante incertezza nel futuro. Ma è anche uno strumento narrativo per far vedere ogni cosa da una nuova prospettiva e per consentire la scoperta dei veri valori della vita.
Il protagonista di “Uno su due” è un rampante avvocato genovese, Lorenzo, piuttosto spregiudicato negli affari e nei sentimenti. Orgogliosamente “single”, non intende ufficializzare il rapporto con la sua fidanzata; non nutre un’autentica amicizia nei confronti del fedele socio e non si cura di frequentare la propria sorella. Proprio alla vigilia della firma di un succulento contratto, l’avvocato sviene di colpo, in piena strada.
Si risveglia in una stanza d’ospedale. Ha avuto un problema al cervello. Quanto grave non si sa: bisogna attendere l’esito della biopsia. Purtroppo, invece, la sorte del suo vicino di letto, Giovanni, è già segnata: è lui quell’“uno su due” condannato dalle statistiche mediche. È un camionista, tutt’altro che colto o raffinato, però animato – nonostante la prognosi infausta – da una sincera vitalità. Giovanni ha un segreto: è divorziato e ha una figlia, che vive in Umbria con la madre. La vorrebbe rivedere, ma non ha il coraggio di chiamarla.
Lorenzo si consuma nella prolungata attesa dei risultati delle analisi, finché non comprende di avere una priorità, quasi più importante della propria salute: trovare la figlia di Giovanni.
L’idea del film non è nuova, ma certamente si rigenera con varianti originali. Il soggetto, premiato col Solinas nel 2001, è diventato sceneggiatura attraverso il lavoro di addirittura cinque autori (Eugenio Cappuccio, Fabio Volo, Massimo Gaudioso, Francesco Cisco e Michele Pellegrini), cosa che crea qualche farraginosità, ma assicura una serie di dialoghi molto credibili.
Il regista Cappuccio ha esordito, dieci anni fa, con lo spiritoso “Il caricatore” diretto assieme a Gaudioso e Fabio Nunziata (che stavolta cura il montaggio). Nel 2004 ha descritto la spietatezza del mondo del lavoro in “Volevo solo dormirle addosso”, che è la faccia “cattiva” di “Uno su due”, i cui pregi maggiori sono invece i momenti di altissima umanità, soprattutto nelle scene ospedaliere. Nel finale, però, ha un andamento “rattenuto” (secondo il neologismo creato nel film, fondendo trattenuto e rattrappito) che tuttavia non ne compromette l’esito ampiamente positivo, al quale danno un contributo la bella fotografia di Gian Filippo Corticelli, che svela il fascino di Genova, e le musiche di Francesco Cerasi.
A tutto tondo le prove degli attori, a partire dai pregnanti ruoli minori, con la ritrovata Agostina Belli (l’ex moglie di Giovanni), la promettente Tresy Taddei (la figlia), Pino Calabrese (il primario), Francesco Crescimone (il ricoverato siciliano) e Paola Rota (la sorella di Lorenzo); per proseguire con gli ottimi comprimari Antica Caprioli (la fidanzata di Lorenzo) e Giuseppe Battiston (il socio). Fino ad arrivare, dulcis in fundo, all’inedita coppia formata da Fabio Volo (Lorenzo) e Ninetto Davoli (Giovanni). Il trentacinquenne Fabio Volo è ormai un interprete di qualità, che dopo la parentesi umoristica di “Manuale d’amore 2”, torna, superandoli, agli stati d’animo dei film con D’Alatri (“Casomai” e “La febbre”). Il cinquantanovenne Ninetto Davoli apre una nuova fase della sua carriera, da alter ego di Pasolini a sapiente dispensatore di emozioni, e alla “Festa di Roma” ha meritatamente vinto un premio speciale.

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