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15 marzo 2007
Con "L'albero della vita" torna Aronofsky


di Marzia Apice




Destinato sicuramente a dividere pubblico e critica "L'albero della vita – The Fountain", terzo film di Darren Aronofsky, arriva nelle sale a partire dal 16 marzo, dopo una lunghissima gestazione.
Pare infatti che il regista abbia avuto l'idea cardine del film nel lontano 1999 mentre era seduto al tavolo di un ristorante, e che l'abbia romanticamente appuntata sopra un tovagliolo per non dimenticarla.
Hugh Jackman e Rachel Weisz (compagna del regista) si trovano ad affrontare diversi personaggi, anche se in fondo interpretano sempre lo stesso ruolo. Gli attori sono bravi ed espressivi, ma non degnamente supportati da una storia che si rivela pretestuosa e non all'altezza di parlare di temi quali il senso della vita e della morte.
La trama si snoda lungo tre epoche per narrare il disperato tentativo di un uomo di salvare la donna che ama. Dapprima siamo nella Spagna del XVI secolo: il guerriero Thomas, per proteggere la propria regina, cerca la Fontana della Giovinezza che, secondo una leggenda Maya, dovrebbe donare l'immortalità.
Poi si passa al giorno d'oggi, in cui il guerriero diventa Tommy Creo, uno scienziato che si impegna giorno e notte per trovare una cura che possa guarire il cancro che sta uccidendo la moglie. Infine, Tommy si trasforma in Tom, un astronauta del XXVI secolo che, all'interno di una navicella spaziale che sembra una bolla di sapone, viaggia nello spazio alla ricerca della propria verità.
Più si va avanti nella visione del film, più tutto si mescola e assume contorni poco chiari. Il messaggio profondo dell'amore immortale, della serenità nell'affrontare la morte, della possibilità di rinascere a nuova vita perde forza perché inserito in un calderone di immagini fredde e troppo scollegate tra di loro per essere davvero incisive.
Il pubblico amante della tecnologia troverà pane per i propri denti, dal momento che grande è stato il dispiego di effetti speciali utilizzati in tutta la pellicola. Da apprezzare inoltre la scelta di curare molto i costumi e di distinguere passato, presente e futuro attraverso una certa diversità cromatica.
Film a tratti contorto a tratti banale, troppo altisonante e forse non così comunicativo come avrebbe desiderato il regista, "L'albero della vita – The Fountain" non convince fino in fondo e, dopo "Requiem for a dream", (2000) l'aspettativa che circondava Aronofsky purtroppo è stata delusa.

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Inserito da ottoemezzo a-live alle 16:16

1 Commenti:
Anonymous Anonimo dice...

La ringrazio per Blog intiresny

7:06 PM  

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